Balotelli segna due gol e va ad abbracciare la madre in tribuna. Per tutti una scena semplicemente toccante. Per chi lavora in pubblicità, una scena che sembra tratta da “Best job”, il recente commercial di Procter.
Alla sua uscita, “Best Job” è stato variamente commentato. Qualcuno lo ha amato da subito. Altri lo hanno trovato melenso, cinico strumento delle multinazionali, colpevolmente privo dei papà, e infine, soprattutto, retorico. E’ retorico che una mamma pianga, è retorico il pianoforte di Ludovico Einaudi, è retorico che i figli vincano.
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Però che dire di Balotelli? Retorico anche lui? Allora proviamo a contribuire a una definizione di “retorico” (lasciando perdere Cicerone). Retorico vuol dire parole vuote. Retorico è lo scollamento totale tra la verità dei fatti e la descrizione. Se definiamo retorico qualcosa è per denunciare la sua ipocrisia di fondo.
Ergo, “Best Job” non è retorico proprio per niente. E’ un abbagliante lampo di realtà. E’ esattamente quello che la pubblicità migliore sa fare: trovare verità, e raccontarla. Forse, in questo caso, è una verità talmente semplice da imbarazzare, disarmare, e metterci alla ricerca di argomentazioni che ci ricompongano, ci mostrino distaccati e lucidi. Di fronte a cosa? Di fronte a – cosa rara – un puro, semplice, emozionante fatto vero.
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