“Detesterei essere responsabile di campagne in cui non credo” | J. Crichton intervista Bernbach |
Nel primo numero di Bill traduciamo un’intervista del 1977 a Bernbach inedita in Italia. Ecco qualche stralcio. |
Dicono che lei permetta difficilmente delle modifiche alle campagne da parte dei clienti.
No, non è nella mia natura essere intransigente. Penso un?agenzia che non difende quello in cui crede, se non ne è convinta, non fa un buon lavoro. Le campagne fatte senza convinzione non vendono. In qualche modo, quello che un uomo pensa mentre scrive un annuncio resta nel tono dell’annuncio. E io detesterei essere responsabile di campagne in cui non credo. E penso sia un cattivo affare. Noi diciamo sempre al cliente che dopotutto i soldi sono suoi e sarà lui a decidere per ultimo, ma abbiamo il dovere di dirgli quali sono le nostre convinzioni e perché. Siamo sicuri che alla fine di una discussione ragionevole la decisione finale sarà quella giusta. E abbiamo sempre avuto ragione.
Cosa riserva il futuro all’advertising?
Io sto cercando di usare le mie capacità in aree anche al di fuori dall’advertising. Penso che la pubblicità sia una forma di convincimento. Che è stata usata abitualmente dal business, ma dovrebbe essere usata in quasi tutte le altre aree dove la comunicazione è importante. Noi abbiamo sviluppato la capacità di rivolgerci all’opinione pubblica. E oggi niente è più importante che argomentare con l’opinione pubblica nella direzione giusta. Abbiamo stiamo lavorando a questo “Programma per il Risparmio Energetico” a Washington. Perché non dovremmo usare le nostre capacità lavorando in favore di cause che sono importanti e in cui crediamo?
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