Su Bill 08 si parla dell’idea creativa messa in campo dal governo macedone con Y&R New Moment per incoraggiare la tolleranza religiosa nel paese. Con un’intervista esclusiva a Dusan Drakalski, direttore creativo dell’agenzia. Eccone un estratto. Il resto è su Bill 08.
Cristiani e musulmani pregano fianco a fianco, a pochi metri di distanza. Un’idea di pace, semplice e gigantesca, nata su impulso del governo macedone e premiata di recente dal Festival di Cannes. Ne parliamo con il direttore creativo dell’agenzia che l’ha ideata.
La vostra campagna “Ten Meters Apart” ha vinto il prestigioso Titanium Lion a Cannes. Che significato attribuisci a quest’idea?
Si tratta di un messaggio di pace. Mostra a tutti che è possibile vivere insieme e comprendere le nostre differenze, e che nemmeno la religione può essere una barriera. Siamo tutti esseri umani e dobbiamo rispettarci a vicenda, mettendo la pace prima di tutto e costruendo un mondo migliore. Questo messaggio di pace è rivolto al nostro Paese, ma sono molto felice che si stia diffondendo in tutto il mondo, e se questo potrà contribuire, anche solo di un millimetro, alla tolleranza tra religioni diverse, mi farebbe molto più piacere di qualsiasi premio o riconoscimento.
Com’è nata l’idea?
Abbiamo ricevuto un brief dal nostro governo. Dovevamo reintrodurre la tolleranza. Era un brief molto lungo che esponeva tutti i problemi che andavano affrontati. In generale, avremmo potuto realizzare uno spot tv classico, ma non ci andava. Volevamo fare qualcosa di più. Durante la ricerca abbiamo scoperto un paio di casi nelle zone rurali, dove i cittadini locali di diverse religioni condividono i loro templi. È stata come una luce in fondo a un tunnel che ci ha mostrato la via. All’inizio volevamo girare il commercial proprio lì, sul posto, ma si è scoperto che quei luoghi sono così piccoli che solo poche persone alla volta possono accedervi. Comunque è stato un buon punto di partenza che ci ha mostrato come la tolleranza fosse già lì, nel cuore del paese.
Avete incontrato delle difficoltà nel realizzarla?
Portare l’idea di fronte alle comunità religiose è stato un po’ problematico: non potevano comprenderla, era completamente nuovo per loro, come d’altra parte per noi. Durante il processo di negoziazione, i rappresentanti di entrambe le religioni utilizzarono le leggi canoniche come principale argomento contro l’idea di preghiera comune. Le trattative sono durate più di tre mesi. Durante questo periodo abbiamo cristallizzato ogni cosa, ma alla fine, entrambi hanno accettato l’offerta di fare la preghiera in luogo neutro, né una chiesa né una moschea e di farlo nello stesso momento, che è stato lo scoglio più difficile per loro da accettare, in quanto non è mai stato fatto prima. È interessante anche il fatto che ci siamo complicati ancora di più la vita perché abbiamo anche coinvolto una troupe internazionale!
Che reazioni ha avuto il pubblico?
A essere onesti non sapevamo cosa aspettarci, ma in qualche modo credo che tutti abbiamo ricevuto il messaggio, perché non è offensivo per nessuno. Si tratta di una preghiera semplice, non ci sono state reazioni negative. L’unica cosa che mi dispiace è che solo la troupe (composta da persone di diversi paesi, con diverse religioni, da credenti e non credenti), abbia avuto la possibilità di sperimentare la preghiera dal vivo: sono tutti stati tutti ipnotizzati da ciò cui hanno assistito. È stato davvero qualcosa che molte persone dovrebbero essere in grado di vedere e sperimentare dal vivo.
Come hanno vissuto questa campagna le gerarchie della chiesa?
Dopo giorni e giorni di persuasione in cui siamo riusciti a convincerli del fatto che non stavamo cercando di inventare una “nuova religione”, ma che alla fine ogni religione contiene un comune obiettivo di pace.
L’unica critica che è stata mossa sul web è quella dell’assenza della donna durante il momento della preghiera. Qual è la vostra posizione a riguardo?
Non abbiamo avuto la libertà di scegliere i partecipanti alla preghiera, perché le comunità religione hanno selezionato in prima persona i partecipanti. Avreste dovuto vedere il nostro Assistant Director durante lo shooting: sembrava un direttore d’orchestra che non usa parole, alzava solo la mano per dare un segnale di “start”. Perché in fondo non eravamo lì per controllare la gente. Ho pensato anch’io che la presenza delle donne sarebbe stato un bene e saremmo stati felici di vedere anche membri di altre religioni. Ma vogliamo continuare questo progetto e credo che il prossimo momento di preghiera comune sarà ancora più bello.
Il resto è su Bill 08.
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