Nel nuovo numero di Bill c’è una bella scoperta. Sono i lavori pubblicitari di Guido Crepax, il creatore di Valentina. Quarant’anni di campagne illustrate con finezza, curatissime, spesso giocose. Ecco le illustrazioni della campagna Shell – oro a Cannes – e un po’ dell’intervista che abbiamo realizzato con Antonio, Caterina e Giacomo Crepax. Il resto è su Bill 07.
Per prima cosa va detto che vostro padre inizia a lavorare non come fumettista ma proprio come grafico e illustratore pubblicitario.
In realtà lavorava già mentre studiava architettura per gli architetti importanti della Milano dell’epoca: Magistretti, Gregotti… gli commissionavano le prospettive fatte a mano con le figure umane. Un po’ come gli attuali rendering… (…)
Nel 1957 arriva la vittoria della Palma d’Oro a Cannes, con la campagna Shell. Un premio che ha sempre ricordato con orgoglio.
Aveva 24 anni, era giovanissimo. Realizzò questa campagna pubblicitaria per la Shell, una campagna intelligente che non accenna alla benzina né agli sconti, con una presenza del marchio molto discreta… una pubblicità istituzionale, che porta il lettore nel mondo delle grandi corse. Quando poi approderà a Valentina, quelle stesse automobili che aveva creato per la pubblicità andranno a finire nel fumetto.
Sembra che vostro padre prendesse molto sul serio i lavori per la pubblicità, senza mai vederli come delle marchette.
Assolutamente. Era un entusiasta, anche una piccola campagna la curava bene, gli piaceva svilupparla, guardare il dettaglio… infatti, realizzava i disegni apposta, non è che prendesse sue immagini per adattarle. Grande serietà, grande attaccamento al lavoro. Lavorava con le coppie creative, ma, essendo sempre stato un battitore libero, quando portava i suoi disegni aggiungeva “ah, mentre facevo questo disegno, ho pensato anche a questo testo…”. Qualche volta non andava, qualche volta invece sì e prendevano il pacchetto completo. Non che fosse un copy, però scriveva battute molto immediate. “Terry vuole Terital” per esempio potrebbe essere suo, ma magari stiamo facendo torto a qualche creativo di allora…
Allora l’illustrazione era molto importante nella pubblicità.
La punta di diamante. La fotografia era considerata roba vecchia, mentre l’illustrazione era la novità perché conteneva il sogno. Di certe foto lui stesso diceva “sì, molto belle però certe emozioni non me le danno”, perché legava il contenuto emotivo al disegno. Le foto semmai le usava per prendere spunto dagli abiti o dal design dell’epoca… ritagliava, incollava, e in questo senso diventavano fondamentali, perché lui non solo non viaggiava ma usciva anche molto poco. Le sole cose che gli interessavano erano il cinema e le mostre, però non sarebbe mai andato a una sfilata di moda, per esempio.
Il resto è su Bill 07.
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