E la pubblicità italiana all’estero va da schifo. E le idee sono vecchie. E i clienti sono così e cosà. A volte è vero, altre no: il progetto Coordown di Saatchi ha raccolto premi e consensi qui come a Cannes. Visto che ce la possiamo fare? I creativi sul progetto ci raccontano com’è andata su Bill 04. Ma qui c’è una bella anticipazione.
Non crediamo che esistano delle regole precise per vincere a Cannes. Per di più, nel momento esatto in cui credi di averne trovate alcune, arriva il Festival dell’anno successivo che le rimette in discussione. Esistono però delle prerogative che, negli anni, hanno accomunato le campagne di maggior successo. E alcune di queste si possono forse trovare anche nel progetto “Integration Day” per CoorDown.
La prima ragione del successo della nostra campagna è la più importante e contemporaneamente la più ovvia: il cliente è stato nostro alleato. In CoorDown abbiamo trovato il cliente perfetto, cioè il cliente coraggioso. È vero, è più semplice trovare un cliente coraggioso fra i clienti no-profit. Ma questo non significa che tutti i clienti no-profit lo siano.
Cosa intendiamo per cliente coraggioso? Un cliente coraggioso è un cliente che sposa la tua proposta anche se ti ha sentito dire “potrebbe essere molto efficace” invece di “sarà molto efficace.” Un cliente coraggioso è un cliente che reputa il tuo “così non l’ha mai fatto nessuno” come un punto a favore dell’idea e non come un punto a sfavore. Un cliente coraggioso è un cliente che ti fa la domanda “mi assicuri che funzionerà?” e quando tu gli rispondi “no, non te lo assicuro, non so neanche se riusciremo a farlo”, lui va avanti lo stesso perché si fida di te. Ecco, quando hai davanti un interlocutore del genere, hai molte possibilità di fare un lavoro di ottimo livello. Anche se sei italiano.
Fatta questa premessa, crediamo che “Integration Day” abbia colpito i giurati proprio per il fatto di essere un progetto “nuovo”. Noi stessi quando vediamo un’idea e capiamo che un mezzo è stato utilizzato in modo inedito, abbiamo immediatamente un atteggiamento positivo nei suoi confronti. Come a dire: “Innovazione, mezza Bellezza”. A questo riguardo, come è successo con il nostro progetto, è molto più semplice essere innovativi con operazioni articolate e non tradizionali, perché avendo maggiore libertà è più raro infilarsi in strade già battute da altri.
C’è da precisare una cosa: comunicare in modo innovativo non significa per forza buttarsi nel digitale, anche se nei nuovi mezzi si trova spesso campo fertile. Per comunicare in modo innovativo basta semplicemente (e scontatamente) fare qualcosa che non ha mai fatto nessuno. Uno dei commenti che ha ricevuto il nostro progetto e che ci ha fatto molto pensare è stato: “Sapete cos’ha la vostra campagna? Che è nuovissima, sì, ma potrebbe essere stata fatta anche 30 anni fa!”
Il resto è su Bill 04.