Il quarto numero di Bill è sugli scaffali. Tra le tante cose che ci trovate dentro, c’è anche il Diario Pubblicitario di Andrea Salvadore sulla campagna elettorale statunitense. Ecco una piccola anteprima.
La festa è appena cominciata ed è (forse) già finita. Di ritorno dalle due convention, con meno di due mesi alla data delle elezioni, le due campagne di Romney e Obama hanno scelto due strategie opposte. Quella di Obama dice che il tempo del diluvio degli spot da 30 secondi è over, finito. Che non c’è più bisogno di sommergere i telespettatori di pessimismo, negatività. Al contrario, quella di Romney sta esplodendo mitragliate di spot e si prepara ai fuochi d’artificio finali soprattutto negli undici swing states, gli stati indecisi che ogni volta decidono chi sarà l’inquilino della Casa Bianca.
Più che una strategia, quella di Obama è una strada obbligata. Abbiamo detto in tutte le pagine di diario dei mesi scorsi su BILL quanto queste elezioni siano drogate, come mai prima nella storia, dalle donazioni dei grandi donors, lo 0,7% del paese che può staccare assegni da un milione di dollari (o 100 milioni come Adelson, il signore dei casinò). Lor signori hanno deciso che il loro candidato è Mitt Romney, il mormone imprenditore ed hanno abbandonato Obama. Che avevano sostenuto nel 2008. Un esempio, Goldman Sachs. Quattro anni fa il 75% delle donazioni dei dipendenti andarono a Obama, oggi solo il 30%. Si possono comprare le elezioni con gli spot? È questa la bella domanda che dovremmo porci sempre in America, non solo quando Obama va sotto, per un paio di mesi solamente, nella raccolta della montagna di soldini.
Bloomberg, sindaco di New York, numero venti della classifica degli uomini più ricchi al mondo, è al suo terzo mandato di sindaco e nell’ultima campagna ha annegato il rivale con 100 milioni di spot. C’è la possibilità per i Mr. Smith di andare a Washington? Poche, minime ma la biografia di Obama e quella di molti che si sono esibiti dal palco delle due convention sembrerebbe dire che questa possibilità esiste. La rivendicazione delle “umili origini” è stata una costante dei due grandiosi infomercial democratico e repubblicano. Tanto che i ricchi di famiglia Romney e Ryan hanno detto di se stessi cose comiche accennando a lavoretti estivi in fast food o alla loro vita in una stanza ai tempi dell’università. Pur di “impoverire” biografie dorate. Che non si capisce perché non possano essere rivendicate come fecero, diversamente, Franklin Delano Roosevelt, Kennedy e tanti altri.
Il resto è su Bill 04.