Siamo nel 1962: lo storico Arnold Toynbee – nella foto – accusa l’advertising di immoralità. Bernbach replica. Ecco qualche estratto dalle sue riflessioni. Da Bill 02.
“L’oggetto del disprezzo di Toynbee non è la pubblicità. È l’economia dell’abbondanza o, per usare il termine che tutti conosciamo, il capitalismo […] La pubblicità, come molte altre tecniche a disposizione dell’uomo, non è morale né immorale. L’eloquenza è forse immorale perché persuade le persone? La musica è immorale perché suscita emozioni? Il dono della scrittura è immorale perché può indurre gli uomini a passare all’azione? No. Eppure l’eloquenza, la musica e la scrittura sono state usate per scopi ignobili”.
E ancora: “Recentemente siamo stati ingaggiati dal SANE, il Comitato nazionale per una sana politica nucleare. Abbiamo pensato a una pubblicità in cui comparisse il dottor Spock. Lo scopo è quello di scoraggiare i test nucleari. Se Toynbee concorderà sul fatto che questo è un buono scopo, allora dovrà anche concordare sul fatto che, almeno in questo caso, la pubblicità non è uno strumento di ‘diseducazione morale’”.
Il resto è su Bill 02.